mercoledì 18 febbraio 2015

Segui in diretta la Notte degli Oscar 2015 con RadioOhm!





Amiche e amici cinefili, anche quest'anno io e i miei soci della trasmissione radiofonica L'Ultima fila seguiremo con voi la Notte degli Oscar! Dalle 21.00 di domenica 22 febbraio alle 06.00 della mattina successiva potrete collegarvi sul sito di RadioOhm e ascoltare la nostra diretta: commenteremo i film in concorso e racconteremo il red carpet e la cerimonia di premiazione, con tanti ospiti telefonici e in studio! Ovviamente potrete interagire con noi telefonicamente o tramite Whatsapp e Facebook.

Per tutte le informazioni del caso date un occhio al post sul sito della radio o all'evento su Facebook! Seguite con noi la notte più magica del cinema!

venerdì 6 febbraio 2015

Clisteri, lupi, martiri e telenovele



 [Era dai tempi dei Murazzi che non vedevo così tanta gioia festaiola]

Febbraio: mese della depurazione, almeno volendo stare all’etimo latino (februare = purificare). A noi che non sopportiamo l’astrologia – se non nella forma di cartone animato giapponese degli anni ’80 – rimane rifugiarci nel senso delle parole, altrettanto arbitrario per carità, ma almeno non associato al faccione inebetito di Paolo Fox. E dunque mese delle purghe e dei clisteri, per chi ne avesse bisogno, ma anche mese della disciplina spirituale o dell’emancipazione corporale, ‘nsomma, qualsiasi cosa che abbia a che fare con una qualche forma di liberazione.
Un po’ me li immagino questi antichi romani, in preda alla febbre (che poi deriva dalla stessa parola, eh), che pregano la terribile dea etrusca Febris, che da come ne parlano doveva essere una bella stronza, da ingraziarsi più che da venerare… Certo, se la andavano a cercare, se è vero che la celebrazione alla dea Febris coincideva con i Lupercalia, il party più figo che sia mai stato inventato nella storia misconosciuta delle feste: un paio di dozzine di ragazzi nudi e spalmati di grasso, con indosso pelli di lupo, scorrazzavano per l’Urbe sacrificando pecore e spargendone gli umori un po’ dove capitava, per purificare la terra e propiziarne la rinascita, in onore del mio adorato Fauno; era anche un rito di iniziazione per i giovani, come la prima bevuta – le feste sono sempre servite a gozzovigliamenti del genere in effetti. Ora, ovviamente, fare tutto questo a febbraio non è che faccia poi così bene al sistema immunitario, capirete. E allora giù di bestemmie a quella milfona di Febris.
Poi la noia clamorosa della storia ha deciso di affossare questa gioiosa celebrazione, per sostituirla con San Valentino (ebbene sì, proprio nello stesso giorno, probabilmente per dare un altro motivo ai romanucci di festeggiare pur senza fare i paganucci), che per inciso con gli innamorati c’entrava proprio un cazzo ed era uno di quei bei martiri con due palle così, che si facevano decapitare piuttosto che porgere le immacolate terga al turpe imperatore.
Sarà un caso che si parli proprio di "febbre d'amore"...? L'omonima telenovela sarebbe un seducente, disgustoso caso di sincretismo culturale.

martedì 21 ottobre 2014

Nuovo libro, nuova corsa!

'Nsomma, è passata l'estate e io non è che mi sia fatto troppo sentire nel frattanto. Però, giuro, mi sono dato da fare! E la prova è questa: ecco il mio nuovo libro!


Mi avete letto e supportato molto con il vecchio, ve ne ringrazio molto; ma adesso vi chiedo, se possibile, qualcosina in più! Ho infatti optato per l'auto-pubblicazione in e-book. Mania di onnipotenza, si, mi conoscente bene; ma è anche a fin di bene: potete averlo per meno di un euro (salvo promozioni, nel qual caso manco stiamo a contare i ramini)! Potete trovare il mio "Gli Dei muoiono di fame" (eccerto, che volevate per caso un titolo ottimista?) su Amazon, a questa pagina! Come sempre vi chiedo di condividere e diffondere il più possibile questa mia nuova creatura: fatemi sapere se vi piace, se volete collaborare in qualche modo, se volete che la presenti dalle vostre parti...
Ah, novità novità! Ho pure un sito vero, per darmi un tono! Questo, per la precisione! Seguitelo, o seguite la pagina Facebook del libro, per rimanere aggiornati riguardo eventi e presentazioni!

mercoledì 23 luglio 2014

Narratio - M1 (parte IV)




[Qui la prima parte]

Ero di nuovo solo, seppure fra mille, fagocitato dal volgo multietnico, imbottito di tanfo, disgusto, rumori, desideri diversi che cozzavano fra loro annullandosi a vicenda. Il Moloch proseguiva nel suo viaggio verso l’apocalisse, che poi era l’inizio del turno di lavoro o l’appuntamento con l’amante o la partita di calcetto (a quest’ora del mattino, poi…!?) o le commissioni mattutine, senza pietà per niente e per nessuno, sì, giusto, in effetti sembravamo quella stampa del Leviatano, un re baffuto il cui corpo è composto da centinaia di omini stile exogini; fu in quel momento che mi accorsi che la Bestia mi parlava, era viva, mi trasmetteva i suoi pensieri attraverso il linoleum o cosa diavolo fosse quella roba plasticosa per terra, me li trasmetteva attraverso la sbarra rossa in cui ero conficcato, attraverso il sibilo delle rotaie e l’intermittenza delle luci, “Ascoltami, messaggero”, mi disse, e mi ritrovai improvvisamente nel vuoto, assorbito da quella voce penetrante e demoniaca. Ero pietrificato intorno al mio palo, che ora fluttuava nel buio più assoluto. Il treno aveva la voce di Richard Benson o di Belzebù, non riuscivo bene a capire, ma parlava una lingua aliena, eppure profondamente mia, che più o meno tradotta in italiota esprimeva qualcosa del genere: “So che tu sai, oh briciola di esistenza, che il mondo si avvicina alla fine. Li vedi i tuoi simili, che sudano e leggono “Chi” e guardano Barbara D’Urso? Li ascolti mentre parlano di Sanremo e dello Spread, mentre leggono Proust, Moccia e Petronio? Loro non sanno, tu sai. Loro si distraggono, tu sai cogliere i segnali che vi mando ogni giorno. Presto sarà tutto finito, non frenerò più, mi avvierò verso il moto perpetuo e finalmente vi trasformerò in energia”. Le sue vibrazioni/parole presero la forma, nei miei pensieri, di un pollo, un mistico pollo fosforescente, forse per colpa dell’influenza dell’Avatar Benson. Il pollo mi indicò col suo becco-evidenziatore la strada per tornare alla (in)coscienza della carrozza della metro. Dopo poco mi trovai di nuovo in mezzo alla bestiale compagnia degli altri umani, ma non riuscivo più a vederli allo stesso modo, sapevo che saremmo tutti finiti, fra non molto tempo. Ero diventato un cavaliere dell’apocalisse, un araldo puzzolente incompreso, sì, queste sarebbero state le mie origini in un qualche fumetto americano di supereroi, che poi ci avrebbero fatto il film tradendo la lettera dell’originale e tutti giù a criticare… Quel momento così uguale a tutti gli altri mi avrebbe regalato una nuova vita. Ma era ancora presto, l’ennesima palingenesi stava per abbattersi sulla nostra rugginosa carrozza.

[Continua...]

sabato 31 maggio 2014

Giovani e poesia



 [Ecco, forse lui era un po' troppo giovane...]

Da giovane appassionato di poesia e aspirante vate dei popoli e delle nazioni, mi interrogo spesso su come vadano le cose nel magico mondo dello scrivere in versi. Non che mi paghino per farlo eh, sia chiaro. Anzi, vi dirò, fra tutti i possibili temi da affrontare, quello dei soldi è il meno interessante. La poesia non si è mai venduta, non si comincerà certo adesso. E, tutto sommato, anche le bagarre sul self-publishing, sull’editoria a pagamento, sulle agenzie letterarie, sul crowdfunding mi annoiano abbastanza.
La percezione che la gente ha della poesia, invece sì, mi interessa; non tanto per fare il pop a tutti i costi, ché come sapete proprio non mi si attaglia, quanto piuttosto per capire su quale pianeta sono, e in quale tempo. Nemmeno lo scrittore più trascendentale può sottrarsi a questo collocarsi nel mondo, pena una sorta di autismo spacciato per autoreferenzialità mallarmeana.
Ecco, in questi due anni, muovendomi timidamente in un mondo che non conoscevo, quello dei poeti e dei critici, ho capito che anche la poesia è dominata dai vecchi. No no, non comincio con robe sulla rottamazione, sul “mandiamoli a casa” e cose simili, anche se ormai i blog famosi fanno soprattutto cose del genere. Anche perché, tutto sommato, la poesia si porta dietro un’aura di venusta solennità, se non da sempre almeno da quando, alle elementari, non compare sul sussidiario il faccione ipotetico di quell’orbo vecchiardo di Omero. E questo non è un male. La poesia è conservazione, è ricordo, è discendenza, e forse proprio l’eccesso del “nuovo” ha, a un certo punto, fatto scricchiolare il tutto. Eppure, se penso alla poesia, la prima immagine che mi sovviene non è quella di Berlusconi assistente geriatrico; è piuttosto quella di un bambino in piedi sulla sedia che recita filastrocche sul Natale, o quella di un sedicenne scapigliato (nel senso di spettinato, eh) che si strugge per una tizia vista in un bar… Quello che è cambiato, evidentemente è a questo livello. La poesia era una ragazzata, un gioco. Nel bene e nel male, sia chiaro: era una cosa non redditizia e non seria, quindi un po’ inutile e deprecabile, ma sapeva di fresca ingenuità, di genuina espressione, di interesse disinteressato.
Lo so, adesso pensate che stia per partire un pistolotto nostalgico sul mondo che fu, sui treni in orario, sulle bonificazioni dell’Agro Pontino e roba di questa risma. No. Non è che ci siamo di colpo tutti rimbecilliti, e non è vero che io sono il giovane salvatore poeta del nuovo millennio (cioè, questo un po’ è vero, ma non ditemelo troppe volte che poi arrossisco). I giovani non sono più interessati alla poesia perché ci sono tante nuove forme sintetiche e simboliche d’espressione, che si integrano meglio con la nostra vita, virata verso la semplificazione tecnologica e l’interconnessione. Niente di male, se non fosse che la poesia non è sostituibile al 100% con Twitter, con i cori da stadio, con la Pausini e con gli slogan pubblicitari; lo è, forse, per una buona parte, ma rimane una fetta di significazione che non può esservi trasferita: è la difficoltà. Il confronto con la complessità, con il multiforme, con i limiti e con le scalate del pensiero, delle emozioni, della lingua, queste sono le componenti che solo la poesia, fra i mezzi di comunicazione sintetico-simbolici, può raggiungere.
Non temiamo, dunque, la complessità, la profondità; non facciamoci schiacciare da un mondo così complesso da farci sfuggire nell’immediato, nel semplice, nel già dato. Non arrocchiamoci in posizioni di sicurezza, di coerenza, di pace: tentiamo il verso, che poi si cucca anche abbastanza.

Tutto ciò per dire che c’è ancora una settimana per partecipare alla selezione per poeti under-30 indetta da CFR edizioni: verranno scelte fino a 12 raccolte da pubblicare entro l’autunno del 2014. Finora le adesioni sono state misere (io parteciperò con una nuova raccolta, di cui avremo modo di parlare…), facciamoci sentire! Qui il link con il bando alla selezione, che è stata prorogata fino all’8 giugno.
Dunque trascrivete dai vostri bravi diari di scuola, dai vostri blog, dai vostri cassetti più reconditi e provateci!

martedì 15 aprile 2014

Sono l'idolo di me stesso a sedici anni.

[...ma io ero più grasso e castano]


No, che poi uno finisce pure per “sentirsi in colpa” (per cosa? Verso chi? A che pro?) a non scrivere da un po’ sul blog. Bisogna non avere niente da fare per trovare il tempo. Ma non un “niente da fare” qualsiasi, un “niente da fare” di classe, di quelli che ti gusti nella piena consapevolezza dell’inutilità del momento. Poi sto lavorando a una nuova raccolta di poesie, quindi mi viene da fare le allitterazioni, che ce lo diceva già Cicerone che è una cosa che non si fa nella prosa; tanto quanto in M1 si può indulgere, ma in queste robe qui pseudo-esistenziali no. Peraltro, rileggendo, noto un indebito abuso di virgolette e diacritici vari, che mi fa un po’ incazzare. Devo riprenderci la mano.
Ma veniamo a noi.
L’altro giorno, mentre ero a correre con un amico (ok ok ok. Qui si apre una parentesi non da poco. So che è ridicolo. Me lo dico ogni volta che mi vedo con le scarpe da ginnastica. Però voglio mangiare e al contempo non imbolsirmi più del dovuto, e non mi ci vedo in versone bulimico… Comunque se sul lungo Po vedete uno tipo il Pinguino di Batman tutto sudato e ansante, sono io), ci siamo resi conto di una cosa. Se esistessero i viaggi del tempo, saremmo gli idoli di noi stessi sedicenni.
Mi spiego meglio: a sedici anni sognavo la musica, la letteratura e le donne. Ero tipo un buffo personaggio uscito da Vol. I di Brunori, per intenderci. 


Ecco, a sapere che avrei scritto un libro, che avrei suonato su bei palchi e registrato pure qualcosa di buono, che mi sarei brillantemente laureato in robe intellettualoidi, che mi sarei fidanzato con una figa (intellettualoide pure lei, per giunta), sarei impazzito di gioia, mi sarei un sacco stimato, mi sarei messo addosso una maglietta con me stesso ritratto sopra.

In questi dieci anni, purtroppo, sono sopraggiunte deliranti paranoie su crisi, lavoro, realizzazione, soldi… Tutte cazzate! Ma tenetevelo voi il lavoro serio! Sono l’idolo di me stesso sedicenne, serve altro?

martedì 8 aprile 2014

Carmen - "Strega di Agarthi..."

 [D. G. Rossetti, "Giovanna d'Arco", 1882]


Strega di Agarthi
regina del mondo
sei demonio con occhi di lampo
Lamia, Lamù
malia dei Malebranche
nenia rubicante
allappante sensazione
di metrica claudicante

la tua pesca ineffabile
da sublime Graffiacane
ficcante filtro
d’amore o marijuana
insana
nel tuo splendere e sparire
nel morire
come martire incivile.


Questa e tante altre poesie sceme su Ergasterium, la mia pagina facebook!