sabato 25 settembre 2010

Meditatio de Autumno I - "Dissipatio"


E pian piano riacquisto una capacità retorica soddisfacente. Me ne stupisco, erano tre anni, più o meno, che non scrivevo. E in qualche mese ce l’ho fatta, a recuperare. Chissà, sarà tipo l’andare in bici, lo impari e poi rimane, al massimo ci si esercita un po’, e in poco tempo si è come prima. O meglio di prima, quando io prendo la bici, adesso, mi sento più abile; perché nel frattempo ho imparato a guidare, ad avere buonsenso, a calcolare i tempi, a resistere un po’ di più alla fatica. Abilità complementari. È un po’ come quando gioco a Super Mario. Da piccolo in ore e giorni e mesi, nonostante gli immani sforzi e gli allenamenti serrati, non andavo poi così avanti. Qualche mese fa in un pomeriggio l’ho finito, nonostante non toccassi il Super Nintendo da una decina d’anni. I movimenti erano impliciti, introiettati, il verde tenuto premuto per correre, da rilasciare solo quando si vuole frenare o sparare; il giallo a portata di falange per saltare. Ma tutto il resto era molto più facile. Grazie, abilità complementari. Magari un giorno anche gli stupidi “esami complementari” mi serviranno, quelli tipo Teatro d’animazione o Indologia o Tanatologia storica (tutti belli eh, qui si parla di utilità però). Qualcuno mi biasima perché non mi concentro in una direzione precisa, perché cambio spesso argomento. È per questo che ho iniziato una ventina di romanzi, tutti abortiti dopo due o tre cartelle. Ma la dispersione è approfondimento del molteplice. Forse solo così, nel multiforme, si coglie il reale.
O forse mi sto solo perdendo di nuovo, cambiando argomento.

martedì 21 settembre 2010

Meditatio limitis aestatis + furtivum iudicium: "Cuore amore errore disintegrazione" - Uochi Toki

E mi appresto a trasferirmi a Milano. Bisognerà superare il pregiudizio di fondo che un po’ tutti noi abbiamo nei riguardi di questa città. L’università è bella. Ma proprio bella bella, soprattutto se confrontata a quell’aborto pseudo-moderno di Palazzo Nuovo a Torino. Anche l’ambiente accademico non sembra male.
Mi mancheranno le serate torinesi, ecco. Ci ho messo tre o quattro anni ad ambientarmi, e ora mi devo dimenticare tutto e ricominciare. Dire bye bye ai Murazzi e buttare l’occhio verso i Navigli. Chissà se a Milano le ragazze lo sanno già, che la poesia è tornata di moda. Ho paura di no. Chissà se hanno più rispetto verso Darwin e la sua santa legge evolutiva. Chissà se ci sarà una nicchia biologica pronta ad accogliermi. Sono già stato fortunato a trovare una bella casa, in piazza Loreto. Ogni volta che ci passerò davanti rimembrerò quella bella violenza rivoluzionaria e partigiana, che non è male. C’è la metro sotto casa. I coinquilini mi piacciono. Poi ci saranno situazioni “strane” a Milano. Persone che vorrei vedere e non vedere allo stesso tempo. Il che mi lascia aperte parecchie strade. Il caffè a Milano non mi sembra un granché, e voi pochi lettori sapete quanto questo sia importante per me. Urge una spedizione per tutti i bar della città. Il duomo è bello, mi aveva detto il mio professore di Storia Medievale che dentro c’è un lampadario che viene direttamente da Cluny. Urge approfondimento. C’è una mostra di Dalì fino a gennaio. Ci sono tanti concerti. Urge un aggiornamento.
Sarò il vostro ambasciatore laggiù, oh amici torinesi. Vi dirò come sono le ragazze di Milano, cosa si beve lì, se anche lì si dice “preso bene” e “preso male” (le uniche due espressioni idiomatiche che sono entrate nel mio parlare senza particolari conflitti di coscienza linguistica), se la sera mettono musica reggae da qualche parte. Avrò di sicuro una bella colonna sonora, l’ultimo album degli Uochi Toki (un plauso per l‘abilità retorica nel cambio di soggetto).



Cuore Amore Errore Disintegrazione”, uscito da pochi giorni, è un discorso sull’amore. O meglio, sulle relazioni interpersonali. O meglio ancora, sul rapporto fra il protagonista e le donne. Fin qui, nulla di strano; ma il tutto ha una compattezza concettuale e retorica tale da superare anche l’idea di concept album: già con “Libro Audio” gli Uochi Toki avevano provato a dare una direzione precisa al discorso; qui però tutto è coeso, è quasi un unico, lungo e diversificato brano (non a caso i titoli dei pezzi, uniti, formano una frase unica), grazie alla comunanza dei temi, all’andamento narrativo e alla reiterazione di immagini, concetti, situazioni.
Ok, non è il consueto Iudicium. Volevo solo rendervi partecipi di quanto fosse figo questo album. Approfondirò e scriverò, magari.

giovedì 2 settembre 2010

Meditatio aestatis - V (speciale Darwin)


In Darwin magari non ci crediamo proprio tutti, però ci speriamo. Cioè, perlomeno io ci spero. Io che mi ritengo superiore al resto del mondo. Le mie doti fisiche, magari, non sono proprio da maschio alpha, ma bene o male dovrei essere sopra la media: sono un po’ più alto, sono un po’ meno grasso; nonostante la vista non proprio sviluppata, udito e gusto sono ottimi; non sono uno sportivo ma mi muovo più della maggior parte delle persone; i lineamenti del viso non sono in fondo così disprezzabili. Di doti intellettuali poi, non ne parliamo: sono simpatico, divertente, ho ottimi risultati scolastici, ho tantissimi hobby, scrivo e leggo molto, sono un appassionato di cinema, fumetti, arte, letteratura, scienza, storia, sono sensibile, ho un bel carattere, capisco le donne, sono estroverso, sono romantico ma mai sdolcinato, non sono geloso ma nemmeno troppo indulgente, so cucinare, sono un buon amante… Ecco, magari pecco di modestia, questo si. Ma siamo poi sicuri che sia davvero un peccato riconoscere la propria innegabile superiorità rispetto al resto del mondo? Io credo di no. E pensare che c’è gente che si sente anche in colpa quando, per qualche motivo, è migliore degli altri. O almeno finge di sentirsi in colpa. Fatto sta che se i meccanismi di selezione della specie così come Darwin li illustra fossero funzionanti, si aprirebbero due scenari:
  1. In breve tempo il genere femminile si accorgerà della mia ovvia egemonia e mi pregherà in ginocchio di donare il mio liquido seminale; se finora non è successo è solo perché o ero impegnato o distratto o perché la mia grandezza era ancora in nuce o semplicemente perché ancora non sapevo di essere il migliore;
  2. Sono assolutamente inattuale. Voglio dire, le mie buone doti di cui sopra, potrebbero non essere più indispensabili. E anzi, addirittura dannose. Perché? Perché non sono più compatibili con la società di oggi. D’altronde è lo stesso Darwin a metterci in guardia su questo: “non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”.
Insomma, come avrete capito – e converrete con me su questo – vedo più probabile la seconda opzione. E continuerò a starmene qui a guardare le ragazze migliori correre dietro alla feccia dell’umana stirpe, continuerò a borbottare, a bermi la mia birra ghiacciata e a leggermi Darwin.