giovedì 30 giugno 2011

Altercatio virorum de mulieribus - "Uomini che parlano di donne" I


Giobbe
: No ma in che senso “orgasmo multiplo maschile”?
Patronio: Eh, secondo te? Nel senso che è un orgasmo, che è multiplo e che è maschile.
G.: Cazzo, cioè nel senso che vieni tipo tante volte?
P.: Si, “che vieni tipo tante volte”.
G.: Sembra figo.
P.: Già.
G.: Che poi… Figo… Non lo so.
P.: Bè. Alle donne piace avere orgasmi multipli. Credo potrebbe piacere anche a noi.
G.: Vabbè ma le donne sono diverse.
P.: Essì. Diverse sono diverse.
G.: A loro piacciono quei film lì, piacciono i preliminari, piacciono le moine, gli abbracci dopo che ce le siamo fatte, a loro piace parlarne, e parlare, parlare, parlare…
P.: Occhei, occhei, ho afferrato. E sono d’accordo. Cioè, non sono d’accordo sul fatto che piacciano solo a loro quelle cose, ma sul fatto che siano diverse si.
G.: Perché, ti piacciono i film smielati?
P.: Dio me ne scampi. Bè. “Harry ti presento Sally” non era male, però.
G.: Vabbè che c’entra, lì c’è la scena che lei simula l’orgasmo, fa morire!
P.: Ah ecco, l’orgasmo. Torniamo a noi. Ecco, ho letto su ‘sto sito che con opportuno allenamento si può arrivare a un controllo del Pavimento Pelvico (d’ora in avanti PP) tale da raggiungere Orgasmi Multipli Maschili (OMM).
G.: Eh, ma ti continuo a dire che sulla carta è figo. Però boh, io anche con uno non mi trovo male, anzi. Mi viene voglia, lo raggiungo e amen. Poi… Allenamento?!
P.: Si, buzzurro che non sei altro, allenamento. Ginnastica di Kegel, per esempio.
G.: Di Cheghel?
P.: Eh, di Kegel. Sai quando fai pipì e provi a trattenerla? Ecco, ogni tanto quando sei seduto a guidare o a leggere o a guardare la tele, contrai quegli stessi muscoli lì, che poi sono il PP, per dieci secondi e poi rilasci per altri dieci e così via. Esercizi di Kegel.
G.: Ma mi stai prendendo per il culo, vero? Devo trattenere la pipì e vengo tante volte?
P.: Idiota. Non è che devi trattenere la pipì, devi contrarre quegli stessi muscoli con cui trattieni la pipì. Il PP! Cioè, non PP nel senso di pipì… Vabbè, mi hai capito.
G.: Io veramente non ho capito niente.
P.: Ma davvero…?
G.: Oh, vuoi botte?!
P.: E smettila, cavernicolo. Guarda che Quelle (d’ora in avanti Q) sono avantissimo rispetto a noi. Loro parlano di sesso, fanno gli esercizi di Kegel, si scambiano opinioni e consigli. Q sono avantissimo. Q sanno contrarre il PP e avere OM. E sai cosa? Loro si eccitano in tanti modi diversi, noi siamo piatti.
G.: Occhei, quello che ti pare. Però prima di tutto non parlare con ‘ste sigle che non capisco un cazzo.
P.: Vabbè, è pratico. Pratico. Comunque dovremmo emanciparci. Noi poveri diavoli dovremmo iniziare a parlare di sesso e di donne e di rapporto fra donne e sesso.
G.: Io con te non ci parlo di sesso. Mi fai paura.
P.: Eccolo, vai coi pregiudizi. Se parlo di sesso sono frocio, vero?
G.: Inizio a pensarlo da qualche minuto…
P.: Troglodita. Quando tu sarai lì a piangere perché soffri di incontinenza, di prostata, di eiaculazione precoce, o semplicemente perché Q non ti cagano più perché sei una chiavica a letto, noioso, egoista e banale, ricordati del tuo amico che ti voleva salvare la vita sessuale.
G.: Tu sei malato. Però vabbè, ti voglio dare corda. Boh. Magari c’hai ragione. Però, porca troia, niente sigle e cose perverse. Teniamoci sul vago.
P.: Occhei, occhei. Scusami, mi avevi fatto incazzare.
G.: Eh, vabbè. Allora, dicevi di ‘sto orgasmo multiplo…
P.: Bene. In sostanza ti permetterebbe di oscillare fra la zona di Plateau e di orgasmo almeno tre o quattro volte prima dell’eiaculazione!
G.: Occristo, iniziamo bene…

sabato 25 giugno 2011

Meditatio aestatis novae I - Silentium



Tributerei grande gratitudine, massimi onori, imperitura memoria a chiunque inventasse un segno grafico per indicare il silenzio. No, il punto (.) non indica silenzio, indica una pausa dopo che si è parlato e in attesa che si parli ancora. Neanche il rigo bianco, quello si salta, non si fissa in silenzio. Nemmeno i puntini di sospensione (… [e ricordate, sono sempre e solo tre i puntini {perché poi “puntini”? Sono forse più piccoli dei punti?}, che orrore quando si vedono questi accumuli di macchiette imploranti ai piedi delle lettere…]) lo rappresentano; alludono più, appunto, a una sospensione, a un indugio, a un sospiro.
Il silenzio è altro e non è, evidentemente, simbolicizzabile.
È, al contrario di quanto si pensi, altamente stimolante, allusivo, percepibile, palpabile. Il silenzio ti entra dentro e si impossessa delle tue facoltà, le acuisce, le alleggerisce. Non è simbolicizzabile, ma non è nemico della parola. Anzi. I migliori momenti di silenzio della mia breve vita sono stati in compagnia delle parole. Il contrario del silenzio è il rumore, non è la parola. Il silenzio in realtà sa essere molto eloquente. Rafforza i sensi, anche il quinto e mezzo, quello di Dylan Dog, anche il sesto, quello di Bruce Willis, anche il settimo, quello di Pegasus e amici. Il silenzio non giudica ed è amico perfetto, ascolta e annuisce, in silenzio, è ovvio. Non dà consigli avventati. Non parla mai di cose di cui non ci capisce un cazzo.
Il silenzio non è che non possa convivere con certi suoni. Devono essere suoni fissi o ciclici, le fronde degli alberi, le onde sugli scogli, le cosce che fremono. La natura quando parla, lo fa nel silenzio. L’orgasmo vero è quello del silenzio successivo all’orgasmo canonico. Il silenzio, poi, nasce a ben vedere dal rumore. Quando suono in saletta o ai concerti, per mezz’ora ho le orecchie che sibilano. È il silenzio che reclama il mio cervello.
C’era quel proverbio o indovinello o insegnamento Zen o Tao o Buddista. Vabbè, non so cosa fosse, era un aneddoto carino. Il maestro chiede al suo allievo: “Un albero che cade in una foresta deserta, senza nessuno che possa sentire: fa rumore?” Probabilmente “fa” silenzio, o almeno me lo immagino così. Prima di Kant, forme a priori, rivoluzioni gnoseologiche varie, un monaco zen-tao-buddista aveva già capito diverse cose a riguardo. Anche noi occidentali qualcosa l’avevamo inteso, ma già conoscerete le storielle pitagoriche sul suono delle sfere celesti che, nella sua perfezione, genera quello che per noi è il suono più armonioso, il silenzio.
Ma non scomodiamo i massimi sistemi. Il silenzio è una cosa così intima e quotidiana che a volte passa sotto… silenzio. Chessò. Io e mio padre passiamo ore a fare bellissimi discorsi senza parlare. E ci capiamo e sorridiamo. La notte voglio sempre addormentarmi per ultimo, a casa, per “sentire” l’atavico vuoto acustico.
Insomma, eremiti di tutto il mondo, unitevi. Ribellatevi. State zitti e pretendete il silenzio.