venerdì 30 settembre 2011

Alius Carmen - "Casa sul mare"


ll viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l’anima che non sa più dare un grido.
Ora I minuti sono eguali e fissi
come I giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba.
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.

Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
I soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l’isole dell’aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.

Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie;
se nell’ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.
Vorrei dirti che no, che ti s’appressa
l’ora che passerai di là dal tempo;
forse solo chi vuole s’infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l’avara mia speranza.
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.

Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m’ode
salpa già forse per l’eterno.


(Eugenio Montale, Casa sul mare, in Ossi di Seppia, 1925)

mercoledì 28 settembre 2011

Meditatio de Autumno novo I


No, è che uno non si rende conto che il tempo passa. E tutte quelle attività che dovrebbero essere cicliche, vengono bypassate e sostituite da bisogni primari/secondari/accessori/voluttuari. Sicché ci si dimentica sovente di pranzare, di andare a correre, di aggiornare il blog, di studiare con regolarità. Ci si dà belle e buone scuse legate in qualche modo all’ispirazione, alle muse, al clima, all’umore. Ma in realtà non siamo programmati per far combaciare i nostri tempi con quelli del mondo. E con mondo intendo due cose:

  1. il mondo mondo, quello fisico e metafisico creato da nonsisacchì tanto tempo fa, con le sue belle stagioni, i cicli lunari, gli anni, i giorni e se proprio vogliamo anche i cicli vitali (nascita, riproduzione, morte…);
  2. il mondo come consorzio sociale degli uomini, fatto di orari d’ufficio, giorni di vacanza, levate mattutine, feste comandate, pause sabbatiche, sessioni di esami, aperitivi…

E non è vero, cazzo, che l’uomo è un animale sociale. Non nell’accezione comune, almeno. L’uomo è un animale e basta. Ed è talmente debole da aver bisogno di altri per fare quello che la maggior parte delle altre specie fa anche in solitudine: sopravvivere. Una mammella i primi mesi, una compagna fugace per perpetrare la specie e via. Se andiamo poi nell’universo dei non-mammiferi, si può fare a meno pure di questo.
Animale asociale. E pure debole. Capace di grandi cose, tutte perfettamente inutili. Pronto a costruirsi una realtà farlocca e autoconvincersi che sia quello lo status quo, “il migliore dei mondi possibili”.