giovedì 29 dicembre 2011

Delirium Hibernum novum - Gente che non si fa sentire


Sono ventuno giorni che non scrivo nè qui nè sui vostri blog! Vi manco, lo so, vi manco. Ma perdonatemi, dovevo mangiare tantissimo e dovevo essere coccolato dalla nonna che non vedo mai, e dovevo studiare (devo studiare) e, soprattutto, dovevo darmi da fare per qualcosa di grosso... Che riguarda tangenzialmente anche Cawarfidae... Sarete i primi a saperlo. Bè, di grosso... Di appagante per il mio smisurato ego, piuttosto. Ho abusato degli odiati puntiti di sospensione, basta. Ne parlai già qualche tempo fa, via puntini di sospensione.
E vi regalo un po' di Schiele, che oggi mi è tornato alla mente in più circostanze.

giovedì 8 dicembre 2011

Meditatio de Autumno novo VIII - Condono uterino


Oggi si festeggia una cosa un po’ astrusa, su cui però bisogna fare un po’ di chiarezza: l’immacolata concezione. Molti pensano che voglia dire che la cara Mary abbia concepito il Cristo da vergine. Ma no, quello è un altro dogma, molto più antico, addirittura scritturale. L’immacolata concezione invece sancisce che la Madonna sia stata preservata dal peccato originale fin da quando era un aggraziato, giudaico feto.
Una precisazione indispensabile per festeggiare degnamente questa gaia festa, non credete? La cosa divertente è che è un dogma recentissimo, del 1854.
Cioè, è tipo un condono. Non si sapeva prima che la Madonna fosse immune dal peccato originale, poi di colpo, millenovecento anni dopo, le viene concesso. Secondo me se si va a leggere un po’ fra le righe, in questo dogma è anche spiegato perché la Chiesa non paga l’Ici. Invece mio papà, che è dell’ormai celebre leva del ’52, non andrà mai in pensione.
Si, però adesso non iniziate a mettere commenti tipo “è indecente che la Chiesa non paghi”, “basta con questi privilegi”, “blablabla”, non ce ne frega niente, lo sappiamo già. Invece ditemi pure cosa ne pensate dell’immacolata concezione. Quello sì che è un privilegio. Bella storia essere immuni già prima di nascere, hai capito ‘sta Maria.
Io direi che questo dogma rientra pienamente nella categoria "cose post-medievali di cui avremmo potuto benissimo fare a meno"

domenica 4 dicembre 2011

Narratio - "Si vede che su Rai 3 non fanno più gli speciali di Super Quark, di sabato sera"


Una mezzoretta fa ero davanti a un disegno sull’asfalto fatto col gessetto, mezzo cancellato. Il gioco della campana. Roba che manco più i nostri genitori. Stretto nella mia giacca da fallito, dopo essermi sincerato che nessuno mi stesse guardando, ho fatto due o tre saltelli su quei quadrati. Il gioco della campana in un angolo deserto e sperduto di un paese di ventinovemilaottocentosettantuno abitanti (secondo il dato Istat del 31 dicembre 2010, fedelmente riportato da Wikipedia). Come fossi finito lì manco me lo ricordo più. Camminare, un po’ a caso, per schiarirsi le idee. Che idee poi… Ancora a pensare stai, Enrico? Si, ti riesce bene, questo l’abbiamo capito. Ma mentre fai quei due timidi saltelli su un piede, cosa stai ancora lì a pensare, che sei ridicolo? Mi tatuerei una bella, gigantesca Elle sulla fronte. Una persona inconcludente. Inconcludente e inconcretizzante. Che non si dice in italiano. Oddio, ci sono campi della vita in cui credo di essere piuttosto determinato e “concludente”, per esempio lo studio o la musica. Altri campi in cui sono un disastro. E la colpa, caro Enrico, è sempre la tua. Lo è sempre stata, ogni diavolo di momento. Inetto. Roba che Zeno e Ulrich mi fanno una pippa. Stasera ho conosciuto la piccola comunità di ventenni kenioti del suddetto paese di ventinovemilaottocentosettantuno abitanti. Gente interessante. Poi ho riso, perché conoscevano tutti mio cugino, che è una sagoma. Ma Enrico, è questo quello che vuoi raccontare di stasera? Davvero…? Dopo aver giocato da solo alla campana ho visto due hipster su una panchina. Mi hanno fatto tenerezza e un po’ pena perché non c’è evidentemente posto per loro in questa cittadina. Scappate, andate a Londra o a New York, non rimanete in questi posti da ventinovemilaottocentosettantuno abitanti. Poi vabbè, mi stanno pure sul cazzo gli hipster, che andassero a fanculo. Enrico… Sei patetico. Te la prendi con gli altri. L’abbiamo appurato, la colpa è tua, tua culpa. Forse non sei pronto, non ancora, e questa è tutta una montatura. O stai camuffando tutto dietro questa maschera gioiosa da fallito. Che sarà patetica, ma almeno ha uno statuto letterario ed è riconosciuta dalla società. E non è quel coacervo di “cose” opposte che ti frullano per la testa. Poi ti metti in macchina, ti spari nelle orecchia l’incompiuta di Schubert e via a casa a scribacchiare su un computer ‘ste due cazzate. Freud. Al liceo, la prima volta che lo studiai, non mi convinse su un punto. La pulsione di morte. Come fa una persona ad agire contro i suoi istinti, contro i suoi desideri, contro qualcosa che ovviamente potrebbe farla stare meglio? Ero infarcito di Nietzsche e Spinoza, pensavo che l’uomo vedesse sempre al proprio pro. No, Enrico non fa così, non sempre, Enrico fa anche il contrario di quello che vuole, senza saperne il perché, senza un motivo, forse solo per darsi delle scuse, per camuffare la propria debolezza o impreparazione. Ma no, tranquillo, non sei ridicolo, perché tanto è un gioco letterario fare finta di scrivere il proprio diario, che in realtà è fittizio, ma la finzione è fintamente finta e nasconde un fondo di verità, che però a ben vedere è solo finzione realistica e paradigmatica, che forse alla fine qualcosa di vero c’ha. E dato che sei includente, non darai manco un finale a questo post.

sabato 3 dicembre 2011

Meditatio de Autumno novo VII - inverno/inferno


Le temibili legioni romane erano solite riposarsi, in inverno. Contavano le campagne militari non in anni, ma in estati (Tacito, per esempio, ricorda che Vespasianus fortuna famaque et egregiis ministris intra duas aestates cuncta camporum omnisque praeter Hierosolyma urbis victore exercitu tenebat), e in latino il denomilane hiĕmo, “svernare”, è un termine tecnico del lessico militare.

Ora, non so se siano cambiati i tempi o se, come al solito, sono io che sono un po’ sfasato. Fatto sta che l’inverno che inizierà fra un paio di settimane si prospetta tutt’altro che pacifico. Innanzitutto per la sconsiderata idea di finire gli esami entro febbraio. Poi per i salti mortali che prevedibilmente farò fra Alba, Milano e Torino. Poi perché ho finito i soldi. Poi perché la tesi è ancora lì in un cassettino. Poi per mille altri casini piuttosto consueti.

Niente discorsi astrusi e finto-filosofici stavolta.

Vabbè, partire citando Tacito non è proprio una cosa normale, lo so.
Ma ammettere di avere qualche problema è il primo passo per guarire, no?