martedì 31 gennaio 2012

Delirium Hibernum novum IV - "Dalla parte di Huàscar", accattatevillo


Fedelissime seguitrici e fedelissimi seguitori (54, ché, togliendo qualche spammatore e aggiungendo tre o quattro anonimi, è questa la consistenza del mio pubblico), ricordate quando vi parlai di grandi progetti in vista, mese pieno di cose da fare e blablabla e blablabla?
Bene, vi ho mentito, la cosa è molto più stupida e inutile e manco lo so io come dirlo, mi vergogno di scrivere ‘ste cose.
Al sottoscritto è stata proposta, in seguito a un concorso, la pubblicazione di una raccolta di poesie e, dopo innumerevoli piagnistei con l’editore, questi si è arreso alla mia indigenza e non mi ha chiesto soldi.
Ora, le poesie fanno cagare, la poesia più generale fa proprio cagare, ma vedetela così, potrete dire alle donne che avete un amico che ha pubblicato un libro, magari un po’ funziona.
Ok, non funziona. Vabbè, avrete anche voi un tavolo sbilenco o una stufa? Va bene, possiamo anche fare finta che io sia morto suicida a 25 anni, la cosa assumerebbe tutt’altro valore. Potete anche venirmi a uccidere quando compirò 25 anni, sul serio. Tipo John Lennon, però con gli occhiali rettangolari e più in carne.
Sennò regalatelo a qualche parente di secondo grado di cui non ve ne frega niente. Dieci euri, minchia, meno dell’ultimo di Fabio Volo.
Oppure regalatelo a chi odiate di più! Si che è una rivincita.
Se comprate qualche copia, l’editore mi odierà un po’ di meno.
(Ah, ci sono i bellissimi disegni di Eleonora Prado dentro! Quelli si che valgono!)
A me non entreranno manco tre lire a dire il vero, quindi fate un po’ quel cazzo che volete, ora che ci penso. Ve lo dico giusto per sentirmi dire che sono bello e bravo.
Quindi ora tutti in coro, “sei bello e bravo”.
Ovviamente potete anche non commentare, se fate girare un po’ la voce però siete fighi e vi riempirò di autografi che un giorno vi renderanno ultramiliardari e felici.
Si, è pubblicità, si è bieca.

giovedì 26 gennaio 2012

Delirium Hibernum novum III - La capitale morale


[Cercando "capitale morale" su
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Continuano le riflessioni dalla «capitale morale», riflessioni dettate ora dalla noia, ora dall’attesa alla fermata del cinquantotto. E io sono uno che quando la riflessioni detta, annoto. Non che ci creda in quello che scriva, santiddio, sarei uno schizofrenico dei peggiori, già solo considerando questo piccolo carotaggio di pensieri che risponde al nome di Cawarfidae. Merda si, sono schizofrenico.
Ebbene, la capitale morale, si diceva. Il suo essere non-mia, il mio essere non-sua, questa estraneità insanabile, forse, è colpevole dei deliri. Anche vivere a cinquanta minuti dal centro e sorbirsi lunghi viaggi – da dentro per dentro o da dentro per fuori, quando il fine settimana torno in zona Torino – aiutano la pazzia, eh.
Adesso dovrei stare chino sui libri, e invece no, sto qui ad annotare. Dovrei anche leggere il primo numero di Venom. Tutte cose che farò, giurin giuretto, parola di lupetto. Un po’ di tempo fa pensavo al fatto, a proposito di lupetti, che ho un sacco di amici scout. Ma proprio un sacco! E io non lo sono mai stato. Ora, o un complotto giudoplutaicocilellinocristianomassonecomunista ha infarcito la mia generazione di gioiosi ragazzotti in pantaloncini corti e con la chitarra in spalla, o sono io che nutro simpatia per loro. Mi spaventano ambo gli scenari, a essere onesto.
Poi si, c’è una scanzonatezza di fondo che c’hanno gli scout, non lo nego, però un po’ mi fanno paura, con tutto quel loro ottimismo. Fonderò un movimento paramilitare tipo scout, un giorno, però nichilista. Si, gente coi pantaloncini corti neri che non crede nel volersi bene, nelle canzoni d’amore e nell’aiutare le vecchine ad attraversare la strada.
Bé, oddio, mi sembra di aver già sentito parlare di tipi del genere, che di sabato non andavano a scuola ma sfilavano per le strade e cantavano inni e marcette. Scommetto che a quei tempi il cinquantotto arrivava in orario.
Domani si vocifera riguardo uno sciopero dei mezzi e domenica dicono che nevicherà. Stasera, in compenso, qui al collegio ci sarà un aperitivo a quattro euri per conoscere i nuovi arrivati e salutare chi se ne va. Profetizzo scene grottesche. Ne sentirete parlare.
Vado a leggere Venom e a studiare, poi affilerò ben bene i miei Topoi da conversazione spicciola (quelli di cui parlo qui), sento che ne avrò bisogno.

sabato 14 gennaio 2012

Delirium Hibernum novum - "Amico mitopoieta" II

“Sicché te ne vai, compare”, ho finalmente realizzato, poco fa, in macchina. L’ho realizzato e ho ascoltato, in tuo onore, tutto “Leaves turn inside you” e tutto “Dancing Judas”, correndo come un pazzo e facendo la strada lunga, quella che passa per Torino. E ho attraversato corso Casale e corso Moncalieri, per vedere da lontano i Murazzi, il nostro piccolo tempio; poi ho preso il ponte Umberto e ho costeggiato il Valentino. Mi sento coglione a scrivere queste cose adesso; in macchina, una mezz’oretta fa, sembrava meno stupida come cosa. Bé, m’ha reso un po’ il magone, devo ammetterlo, quasi quasi ci scappava la lacrimuccia. Non sono triste, ho detto arrivederci a tantissime persone nella mia vita da migrante, ad alcune ho detto proprio addio. Poi sono felice che tu parta, è come se partissi un po’ pure io; è il sogno di tutti e due scappare da queste situazioni malate in cui ci siamo ficcati. Per nove mesi, forse, potrai respirare. Non sono triste, dicevo, ma un po’ egoisticamente so che sarà difficile. Sai che sarà un anno tosto per me, pieno di cose strane e nuove. E tu sei “quello che mi capisce”. Non mi piace la parola “amico” e ancora meno l’espressione “migliore amico”, ma se credessi in quei concetti, tu forse ti ci avvicineresti. Diciamo che sei “quello che mi capisce”, appunto.
Abbiamo creato un nostro vocabolario esistenziale e ci siamo inventati una nostra mitologia. Questo fanno “quelli che si capiscono”. Una volta abbiamo letto al mare, su un muro “la poesia è tornata di moda”. Abbiamo tanti progetti, alcuni nascosti. Mi hai sempre rotto il cazzo per scrivere – a volte ti ho seguito, a volte no. Se non fosse stato per te non avrei mai continuato; mi hai sempre o quasi letto per primo. Le nostre disgrazie sentimentali, sempre speculari. Poi c’è il negroni. Il porto. Il San Simone. I murazzi, i murazzi, i murazzi. La carne di manzo alle 5 di mattina. I ragazzi con le magliette dei Tre Colori. Le feste di laurea imbucati. Atlas. Fink. Atlas. Gli incubi dell’Atlas. Mercatino. Porcodder… Quanti personaggi reali, nel nostro mondo inventato. I concorsi col gruppo in paesi sperduti. Dormire in macchina coi cinghiali intorno. Il take away. Le francesine. “Pronto Gianni!”. Rainbow. Le millecinquecento sale prove. Il puma. I Verlaine. I nostri “crolli esistenziali da due soldi”. Paz. Gatzu. Grifis. Io che tiro i pacchi. Pizza e arte. Via Bava. Il calabrese. I gradini di PN. Splinter. Mufasa. Arzanà. Kaldi. Chissà se conoscerai Kaldi. Te lo auguro. I nerorgasmo. Darwin, che mente. I razzismi inventati. Take on me nel cesso di Giancarlo. È una questione di qualità. 909192. Cazzo, quanta epica. Sono sicuro di aver dimenticato tante cose importanti.
Io ti auguro solo una cosa, mio amico mitopoieta. Scopa. Scopa tanto, scopa come non hai mai scopato in vita tua, che lo sappiamo, è quella la cosa importante. L’unica. Scopa col corpo e scopa con la testa. Ma non pensare mai a niente. Scopa e basta. Scrivi quando puoi. Scopri nuove droghe. Inventa storie sulle persone che vedi e raccontamele.
“Ti saluto, persona densa”.

martedì 3 gennaio 2012

Altercatio virorum de mulieribus - "Discorso sul metodo" V


Giobbe: Pat, senti ‘nattimo.
Patronio: Dimmi tutto!
G.: No, ecco. Stai calmo. Niente zelo filosofico. Promettimi che se ti chiedo una cosa, mi rispondi, possibilmente da persona normale, e basta. Niente teorie strambe. Niente “metodi”. Chiaro?! Se no mi incazzo e chiedo a un altro…
P.: Si, al tuo amico invisibile… Col caratteraccio che ti ritrovi, già è tanto che ti tollero io.
G.: Ah, tu tolleri me…?! Senti…
P.: Occhei, occhei, pace. Mi arrendo. Spara, prometto, niente di strambo!
G.: Mh. Allora… Ci sarebbe questa tipa, no, con cui sto uscendo. Ecco, lei è, come dire, un po’… restia.
P.: Non si concede?
G.: No, a concedersi si concede. È che… certe cose… non le fa, ecco.
P.: Quali cose? Fellatio? Sesso anale? Feticismo? Bondage? Sesso di gruppo? Scambismo? Nudismo? Giochi di ruolo? Masturbazione reciproca? Deglutizione del liquido sem…
G.: Cristodio, sono un pirla. Che cazzo mi viene in mente di chiedere a te…
Ogino-Knaus: Caro Giobbe, non sia così pudico. Non si scandalizzi. Mi sembra di percepire un blocco mentale verso certi argomenti, una sorta di fobia dell’eros.
P.: Oh, Ocappa, glielo dica anche lei.
O.: È palese, questo è un chiaro caso di rimozione dell’elemento pulsionale all’interno della comunicazione fra pari. E questa è proprio la radice dei suoi problemi, Giobbe.
P.: Sentito Joe?! Inizia con l’aprirti, con l’abbattere le tue barriere! Liberati! Vola!
G.: Vermente. Non so cosa dire. Sono allibito.
O.: Comunque, basta coi convenevoli. Giobbe, dicevamo.
G.: Veramente dicevate voi due, mentecatti…
O.: Shhhh! Taccia! Dicevamo. La suddetta ragazza non si presterebbe a pratiche erotiche con deviazione della meta sessuale…
P.: Così pare, però non ho capito se Fellatio, sesso anale, feticismo, bon…
O.: D’accordo, d’accordo. Credo di aver capito. Vede, Giobbe, qualsiasi sia la deviazione dalla meta sessuale, la donna, soprattutto se da poco sua compagna, tende a valutare la sua come una volontà di prevaricazione fisica. Cosa che, peraltro, potrebbe essere vera, dati i suoi problemi a relazionarsi con la libido e con l’altro sesso.
G.: A parte che io non ho problemi con la libido. Poi chi vuole prevaricare cosa?!
P.: Ocappa, e se fosse un problema della ragazza invece? Ribrezzo dovuto a esperienze infantili?
O.: Tutto è possibile, caro Patronio, tutto è possibile.
G.: Vi giuro che se compare anche Freud, non rispondo più delle mie azioni.
P.: Ma Freud non è un metodo.
O.: No no, non è un metodo. Potrebbe comparire l’Ipnosi, al massimo.
P.: Ah, non male… E… Questa Ipnosi, è per caso single?
G.: Non sta succedendo davvero, non ci credo.
P.: E soprattutto, ingoia?