martedì 2 ottobre 2012

Provincia paranoica




Ok, va bene, diciamolo, mi manca un pochino Milano. Infatti domani ci tornerò e dormirò sotto vari cavalcavia della circonvallazione finquando non mi daranno una maledetta stanza; costi quel che costi, mi incatenerò davanti al C.i.di.s. e vedremo chi l’avrà vinta, marrani.
È che ‘sta storia della vita tranquilla in provincia non mi ha mai convinto, e ormai sono mesi che stagiono lungi da ogni agglomerato di vita interessante.
Tornare nei posti dove si usciva da ragazzino, a parte un certo effetto Amarcord/si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio/non-ho-l’età, è quasi angosciante. Poi i locali nuovi, adatti al mio nuovo status di venticinquenne, sono i soliti posti da coppiette attempate di provincia; non so perché, mi vengono in mente "i Cesaroni" o "un Medico in Famiglia", insomma, quelle serie dove i giovani per divertirsi vanno a bersi una spuma al bar del quartiere oppure portano la fidanzata a mangiare in ristoranti con la tovaglia bianca dove si mangiano solo pizze e risotti, o ancora provano la marjuana in improbabili discoteche techno-punk popolate da dodicenni eroinomani.
Devo dire, qui in zona ci si salva per le enoteche e le birrerie artigianali, ma sono a chilometri di distanza e se devo prendere la macchina non posso bere e se devo bere non posso prendere la macchina, eccheccachio.
Mh, è vero, è un post un po’ abborracciato, tanto per fare il lagnoso – che mi piace tanto. Per farmi perdonare eccovi ‘sta bella canzone che ben si attaglia al tema dell'oppressione provinciale.


In realtà anche questa qui potrebbe andare:


Ok, passati in rassegna i gruppi alternativi di provincia, abbiamo toccato il fondo. Ho proprio bisogno di metropolitane e di Negroni. Ora.