lunedì 18 febbraio 2013

Una volta era l'Asse, ora è lo Spread - I


Amici cari, giurin giuretto, stavolta non è (solo) colpa mia se il blog giace nell’incuria più totale. Sono alle battute finali della tesi e come potete immaginare è una di quelle robe che ti succhia energia psichica, tipo Mind Flayer. Sicchè, fra un tiro salvezza sulla volontà e l’altro, poco o punto tempo rimane per le velleità letterarie.
Tuttavia, a salvare il vostro povero mediolatinista ci pensano i progetti per il futuro: tenendo fede alla vocazione della mia famiglia alla migrazione, ho pensato di farmi qualche mese all’estero, così per tastare il territorio mentre spillo gli ultimi (si spera) dindini dalle tasche del papi. Dunque, sospinto dal dolce vento dello spread, me ne sono andato a Berlino a cercare un alloggio con la mia dolce metà.


Berlino ha una strana aria di casa. Cioè, sei al centro del mondo e tutto quanto, è vero, ma non ti dà quel senso di dispersione come Parigi o Londra (o Milano), no; tendenzialmente perché è una città viva e abitata. Piena di giovani e, soprattutto di bambini. Cazzo, ma tanti bambini! Per la serie: meno tre gradi e i parchi pieni di infanti scorrazzanti e genitori non particolarmente più vecchi di loro. Che poi sono da vedere i metodi educativi alla Rousseau dei tedeschi: pargoli che attraversano la strada da soli, leccano l’asfalto, mangiano formiche, offrono le caramelle agli sconosciuti, etc… ‘naltro mondo.
Oddio, le mamme strillanti non mancano, ma sono tutte italiane. Tanti italiani. Troppi italiani, ovunque. Ho subito smascherato la lobby delle gelaterie italiane. I berlinesi non sembrano pensare troppo male di noi. Ma alla radio prendono un sacco in giro il nostro amato cavaliere-zombi! Diciamo che facciamo simpatia…
La birra costa poco. Meno dell’acqua. E hanno il vuoto a rendere: gli darei tutto il pacchetto alta gastronomia + rinascimento, in cambio del vuoto a rendere. Ovviamente la mia perversione ha già elaborato complessissimi calcoli per bere gratis, sfruttando speculazioni e differenziali fra catene di supermercati. Sono ogni giorno più vicino alla mia personale pietra filosofale. Ce la farò [risata malvagia].
La domenica i negozi e i supermercati (e i centri commerciali, e gli Ikea) sono chiusi. Sempre. E comunque. No eccezioni. Morte. Ma sono sempre aperti i ristoranti e i bar, nonché la categoria commerciale più bella che abbia mai visto in vita mia, i negozietti di Getränke. Cosa sono? Questi.


La casa l’abbiamo trovata a Prenzlauer Berg, un bel quartiere dell’est (che poi è la metà più bella della città) vivace e pieno di cose da fare. Soprattutto hipster, c'è da dirlo: Berlino è un po' una calamita, li attira da tutta Europa; tant'è che a un certo punto mi sono sentito uno di loro. Poi mi sono guardato i pantaloni ed erano gioiosamente larghi. Sospiro di sollievo. Ancora devo capire come si sia risolta la faccenda est/ovest, sta di fatto che la differenza è evidente. L’est ha bellissimi viali pieni di palazzi tuuuutti uguali (politica del partito, eh); questo per esempio è un viale a caso di Kreuzberg (si noti la graziosa macchina della Polizei):


Questo è invece il Sony Center in Potsdamer Plaz, il simbolo di Berlino Ovest:


Robe all’occidentale per intenderci. Continuo a sentire la vera Berlino a oriente, e a giudicare da dove vanno i giovani e gli intellettuali, non sono l’unico.
La casa è carinissima ed è al quinto piano (senza ascensore) di un bel palazzo tutto legnoso (scale porte infissi pavimenti). L’abbiamo strigliata in lungo e in largo, i tedeschi hanno un’idea tutta loro di pulizia
Poi non c’è il bidet, ma supererò il trauma.