mercoledì 20 marzo 2013

Una volta era l'Asse, ora è lo Spread - II




Berlino è figa, niente da dire, potessi non tornerei più indietro: si vive bene, costa poco, è giovane, piena di cose da fare e da vedere, etc... Ma non sono tutte rose e fiori, eh. E non parlo della neve a fine marzo, delle temperature polari, dei ciclisti che ti investono se cammini per sbaglio sulla pista, del fatto che non accettino Mastercard o Visa da nessuna parte, della difficoltà a trovare verdura fresca di stagione. Queste sono bazzecole. È che da qualche anno, in seguito a migrazioni di popoli e cataclismi ambientali vari, è giunto a Berlino l’Homo Hipster (HH), una specie noiosa, fastidiosa e, soprattutto, infestante. 
Certo, certo, oh amico italiano, ce li avete anche voi gli HH, lo so. E infatti, probabilmente in conseguenza alla legge Bossi-Fini sull’immigrazione, buona parte degli hipster berlinesi viene dal bel paese dove ‘l sì suona: partono in gruppetti di cinque o sei, con in spalla qualche vinile, un opuscolo di Wallace (non William, purtroppo) e la Lonely Planet, impavidi nell’affrontare Alpi e Foreste nere, forti nel loro jeans attillato e nella magliettina dei Talking Heads (che si staranno rivoltando nella proverbiale tomba), e raggiungono la terra dello ja, dove scavano piccole tane a Kreuzberg, Prenzlauer Berg o Neukölln.
Voglio subito rassicurarvi sul Filologo di provincia, lui è un portatore sano (o forse solo quiescente?) di Hipsteria, quindi potete andare a leggere il suo blog senza eccessiva tema.
Orbene, tornando a noi, se cercate un buon posto per fare Hipster-watching, non c’è niente di meglio di uno dei taaaaaaantissimi mercatini dell’usato della città. Il più figo e famoso è quello che si tiene ogni domenica a Mauerpark: libri, vinili (che piacerebbero al Filologo di provincia), vestiti usati, giacche militari, eskimi (si dirà così il plurale?), chioschetti di cibo di ogni tipo (io vado dal turco, gli HH preferiscono i veggie-burger), dvd e videocassette introvabili, lego, playmobil (che qui ancora vanno di moda), macchine fotografiche di ogni tipo (si, soprattutto Polaroid e Reflex, per la gioia dei modaioli), borse, foto, stampe, bici usate, bici rubate, targhe, bigiotteria, cappelli, ombrelli, righelli (giuro! E c’era anche una Casio degli anni ’80 e un compasso della DDR) e mi fermo qui perché sennò vi faccio perdere il gusto della sorpresa.
C’è da dire che Mauerpark è un parco, e quando piove o nevica (circostanza tutt'altro che rara) s’impantana tutto; ma il vero Hipster, impavido, non teme la fanghiglia, perché ha i jeans stretti e col risvolto, lui, e non teme nemmeno il freddo, perché si accompagna sempre e comunque col caffè comprato da Starbucks due o tre ore prima, tenuto caldo da una barra di plutonio radioattivo messa in infusione.
Ma anche io, nonostante neve, freddo e Hipster, sono riuscito ad accaparrarmi un pezzo da novanta, domenica. Frugando in una bancarella tenuta da un ciccione di cinquant’anni con la maglietta dei Clash e i capelli come Blixa Bargeld (visione angelica in quel marasma di fighette), ho trovato e comprato, per quattro euri, il dvd del capolavoro tutto italiano Star Crash – Scontri stellari oltre la terza dimensione, pessimo/ottimo epigono di Star Wars per la regia di Luigi Cozzi, che vede l’esordio dell’irreprensibile David Hasselhoff (forse qualcuno lo ricorderà come il Mitch di Baywatch, o per aver interpretato se stesso nel film di Spongebob). 

 [So di essere maledettamente erotico, smettetela di scrivermelo!]

E, sfortuna vacca, ho poi scoperto che Hasselhoff era a Berlino, proprio quel giorno, per manifestare contro l’abbattimento del muro. Cazzo, questo dvd reclamerà per sempre un autografo sì prezioso.
Sicché, amici cari, se volete venire a Berlino le strade sono queste:
  1. siate Hipster; 
  2. siate portatori sani o vaccinati; 
  3. Fate tutto ciò che un Hipster non farebbe mai (come indossare la camicia che indosso io nella foto, o guarda film che non siano di Wes Anderson o di Jean-Pierre Jeunet).
Ora vi saluto, devo andare a fare la pizza, e noi a Berlino la facciamo così, dopo esserci scolati una birra:

 [Per inciso: la mia ragazza stende la pizza, io mi scolo la birra]