venerdì 15 novembre 2013

Pegasus, le mie poesie e la Generazione Silvio.



Avevo tre o quattro anni, e ai tempi i cartoni animati li facevano un po’ dappertutto sulle reti Mediaset (e a qualsiasi orario). Il Cavaliere non era ancora sceso in campo, ma mio padre provava già una certa ostilità per questi palinsesti così scemi, privi di contenuti, ricchi di pubblicità e “oscurantisti”. Sicché il suo “Bravo, rimbambisciti con Berlusconi” rimbombava con una certa frequenza nella mia testolina di infante. Ma, sia lodato il lavoro (degli altri), i suoi rimbrotti latitavano nei lunghi pomeriggi di inizio anni ’90, non interferendo nel mio precoce rincoglionimento cerebrale. Sono cresciuto quindi con un’idea decisamente distorta della realtà.
Ricordo per esempio di aver girato con mia madre una decina di negozi di musica, chiedendo il disco dei Bee Hive.

 
Sì, perché fu Mirko di Kiss me Licia, nonostante il taglio a la Malgioglio, a convincermi a diventare un musicista. Poi vabbè, il fatto che loro siano andati in turnè negli USA e io a Trofarello, non è rilevante.
Sempre in quegli anni mia madre, presa bene dal metodo Montessori e dalla convinzione che sarei diventato come minimo un genio del male, decise di farmi imparare precocemente a leggere. Creò un mostro che perde tempo a leggere/scrivere assurdità, questo lo sapete. A ogni modo, mi aveva comprato dei libroni pieni di immagini su Re Artù, sui pirati e soprattutto sulla mitologia greca (e poi ci si stupisce se mi piacciono il medioevo, il latino, la cedrata e le Tartarughe ninja); quest’ultima in particolare mi entusiasmò particolarmente. Era divertente, coinvolgete e soprattutto politicamente scorretta, roba che già da piccolo mi intrigava. E poi un pomeriggio, su Odeon tv, vidi loro.


Ricordo che una volta, alle elementari, mi causarono numerosi guai, i Cavalieri dello zodiaco. C’è da dire che io all'epoca ero una specie di ragionier Filini dell’intrattenimento pre-puberale: organizzavo gare, giochi e scherzi in gran quantità (e di gran qualità!), la prendevo quasi come una missione nei confronti dei miei amichetti lobotomizzati, che non sapevano divertirsi affatto. Fra le tante iniziative organizzai un torneo per vincere l’Armatura d’oro; ognuno era un cavaliere e blablabla si finiva a darsele di santa (Saint) ragione, perché “solo uno alla fine potrà trionfar”. Il tutto fino a quando Bruno/Fenix non fece uscire il sangue dal naso a Donatello/Crystal, con conseguenti note e punizioni varie.

Gli esempi di quanto i cartoni animati abbiano fatto precipitare la mia vita verso la stigmatizzazione sociale (ma anche verso l’elevazione spirituale) si sprecano. E non sarei nemmeno il primo a parlarne; noi della Generazione Silvio ben conosciamo il fenomeno. Mi sono limitato a questi due casi per un motivo preciso. Mirko di Kiss me Licia e Pegasus dei Cavalieri dello Zodiaco hanno una cosa in comune, oltre l’essere modelli di vita ben superiori ai vari Padre Pio, Lapo Elkann o Linsday Lohan; entrambi sono stati doppiati, in Italia, dal mitico (e quasi mi omonimo) Ivo De Palma, ancora attivissimo nel settore e amato dai fan per la sua disponibilità e per le numerose partecipazioni alle fiere del fumetto di tutta la penisola.

E per qualche bel gioco del fato, una ventina d’anni dopo i nostri destini si sono nuovamente incrociati. Ho inviato il mio libro di poesie a Ivo, che ha mostrato di apprezzarlo realizzando, di sua sponte, questa video-lettura:


Non so che dire, la cosa mi riempie di orgoglio; cazzo, ascoltare Pegasus che nel tragitto fra una Casa e l’altra tira fuori dalla tasca di bronzo il tuo libretto e ne legge qualche verso, non è una cosa da tutti i giorni.

Nessun commento:

Posta un commento