martedì 15 aprile 2014

Sono l'idolo di me stesso a sedici anni.

[...ma io ero più grasso e castano]


No, che poi uno finisce pure per “sentirsi in colpa” (per cosa? Verso chi? A che pro?) a non scrivere da un po’ sul blog. Bisogna non avere niente da fare per trovare il tempo. Ma non un “niente da fare” qualsiasi, un “niente da fare” di classe, di quelli che ti gusti nella piena consapevolezza dell’inutilità del momento. Poi sto lavorando a una nuova raccolta di poesie, quindi mi viene da fare le allitterazioni, che ce lo diceva già Cicerone che è una cosa che non si fa nella prosa; tanto quanto in M1 si può indulgere, ma in queste robe qui pseudo-esistenziali no. Peraltro, rileggendo, noto un indebito abuso di virgolette e diacritici vari, che mi fa un po’ incazzare. Devo riprenderci la mano.
Ma veniamo a noi.
L’altro giorno, mentre ero a correre con un amico (ok ok ok. Qui si apre una parentesi non da poco. So che è ridicolo. Me lo dico ogni volta che mi vedo con le scarpe da ginnastica. Però voglio mangiare e al contempo non imbolsirmi più del dovuto, e non mi ci vedo in versone bulimico… Comunque se sul lungo Po vedete uno tipo il Pinguino di Batman tutto sudato e ansante, sono io), ci siamo resi conto di una cosa. Se esistessero i viaggi del tempo, saremmo gli idoli di noi stessi sedicenni.
Mi spiego meglio: a sedici anni sognavo la musica, la letteratura e le donne. Ero tipo un buffo personaggio uscito da Vol. I di Brunori, per intenderci. 


Ecco, a sapere che avrei scritto un libro, che avrei suonato su bei palchi e registrato pure qualcosa di buono, che mi sarei brillantemente laureato in robe intellettualoidi, che mi sarei fidanzato con una figa (intellettualoide pure lei, per giunta), sarei impazzito di gioia, mi sarei un sacco stimato, mi sarei messo addosso una maglietta con me stesso ritratto sopra.

In questi dieci anni, purtroppo, sono sopraggiunte deliranti paranoie su crisi, lavoro, realizzazione, soldi… Tutte cazzate! Ma tenetevelo voi il lavoro serio! Sono l’idolo di me stesso sedicenne, serve altro?

martedì 8 aprile 2014

Carmen - "Strega di Agarthi..."

 [D. G. Rossetti, "Giovanna d'Arco", 1882]


Strega di Agarthi
regina del mondo
sei demonio con occhi di lampo
Lamia, Lamù
malia dei Malebranche
nenia rubicante
allappante sensazione
di metrica claudicante

la tua pesca ineffabile
da sublime Graffiacane
ficcante filtro
d’amore o marijuana
insana
nel tuo splendere e sparire
nel morire
come martire incivile.


Questa e tante altre poesie sceme su Ergasterium, la mia pagina facebook!